venerdì 31 maggio 2013

Vita da lavoratrice autonoma e mamma


“Allora, puoi mandarci tutto entro le 17? Mi raccomando, siamo già in ritardo…”
“Certo, certo. Devo solo finire una parte e rileggere e…”
“Siamo d’accordo allora? Alle 17 sharp.”
Sharp.”
Questo accade alle 14. Il piano era: mettere a nanna la Porpi, accogliere festosamente i suoceri alle 16 in tempo per il suo risveglio e riuscire a mandare tutto dopo attenta rilettura per le 17 meno-qualche-minuto.
Era il piano.
Il piano mio, non quello della Porpi evidentemente.
Che alle 14 non ne voleva sapere di dormire, alle 14.10 si contorceva di pianti e grida, alle 14.20 era in braccio alla sottoscritta e cantava (lei, non io), alle 14.30 giocava con le costruzioni, alle 14.40 chiedeva “come si chiama tella signora?” “quale amore?” “tella y!” (indicava la finestra) “non lo so, forse la Madonna” “è lama donna?”, alle 15.10 finalmente crollava dopo un biberon di latte e una nenìa infinita dove Noè dopo aver fatto salire sull’arca i vari animali passava ai suppellettili della cucina (“e portava le pentole, lo schiacciapatate, il coltello da bistecca, i coperchi, le teglie, le forchette… ecc ecc”). Aò, che volete, dopo un po’ gli animali finiscono.
Alle 15.15 mi rimettevo al computer.
Alle 16 arrivavano i suoceri e facevano conversazione.
“Scusate, vi dispiace se parliamo dopo perché… sto lavorando, ho una consegna urgentissima.”
“Ah ma un altro libro?”
“Ehm, no no, tranquilli.”
“Ah no, perché lo sai che ha detto la zia del tuo libro?”
“No, che ha detto la zia?”
“Ma su, caro, lasciala stare che sta lavorando…”
“Ci metto un momento: allora, la zia ha letto il libro e ha detto… (seguivano 20 minuti di racconto)”
Alle 16.10 si svegliava una stortissima Polpetta e iniziava a palesare la sua presenza con urla e lamenti.
Alle 16.15 tentavo inutilmente di calmarla.
Alle 16.20 interveniva la suocera, causando crisi di pianto irrefrenabile.
Alle 16.30 finalmente svelato l’unico modo per calmarla: in braccio a me come un koala.
Dalle 16.30 alle 17.30 così lavoravo: Polpetta abbarbicata addosso, piangente. Computer davanti, su cui ogni tanto la sopracitata sbatteva le mani cancellando righe di testo random. Suocera a cinque centimetri che tentava di calmare la pupa a suon di “vuoi un mandarino? vuoi l’acqua? ti canto una canzone? andiamo da Winnie Pooh?”. Tv accesa con Dvd Disney. Ad un certo punto la suocera iniziava a raccontare una favola a mia figlia.
Il microclima del mio lavoro contemplava un sottofondo di: musica di dvd + favola della suocera + grida e lamenti della Porpi + commenti di disappunto del suocero.
Faceva più o meno:
eccolo là, è proprio luuui, è l’amico Winnie Poooh…
e allora Raperonzolo prese la sua lunga treccia e la gettò dal balcone, e il principe..
“lo vuoi un po’ di mandarino?”
…è tondo e peloso e lo amo perchè lui è… 
NOOOO! NOOOO! BIAAA! NO LO VOJO Y’MADDALINO! 
…quando la vide, pensò che era la ragazza più bella che avesse…
ma lasciatela lavorare, quella poraccia! non vedete che le date fastidio?
…Winnie, l’amico Winnie! Corri con me! Giochiamo insieme, dai… 
“andiamo in camera tua amore? lascia stare la mamma, dai..”
NOOOO! MAMMAMAMMAAAA! BIA NONNAAAA! MAMMAAAA! 
…mai visto in tutto il regno.
che hai del succo di frutta? magari col succo di frutta si calma…
Winnie, l’amico Winnie…sempre con te, mi troverai..
“Pronto? Non abbiamo ancora ricevuto la mail, tutto a posto?”
“Ehm, sì, adesso mando, subito. Solo un attimo, che…”
Cosa rispondere, esattamente? Che hai una figlia, col rischio che ti bollino come “quella inaffidabile perché ha la bambina piccola”? Che hai avuto dei contrattempi? Che vorresti disperatamente un ufficio, perché ti manca un posto che sia solo per il lavoro, dove concentrarsi, senza sentire casino continuo e vedere cartoni? Che il lavoro da freelance per certi versi è bellissimo e per altri è una maledizione? Che vorresti una ragione per vestirti bene ogni mattina e abbandonare jeans e AllStar per un po’? Che ti piacerebbe partecipare alle riunioni, vedere gente, scambiare due chiacchiere alla macchinetta del caffè? Che le persone non capiscono che farti anche solo tre domande ti deconcentra da morire? Che a parità di impegno, una che siede in un ufficio lontano qualche km è molto più rispettata di una che siede al tavolo della cucina?
E’ sempre la solita storia.
Io lo so benissimo che le donne con figli che lavorano full time fanno tre volte i miei sacrifici, gli orari sono incompatibili con la vita da genitore e vedere i figli al mattino quando si svegliano e la sera quando vanno a dormire è davvero ingiusto. Ma io continuo a mandarli, i cv alle aziende. Anche se non rispondono, anche se non concedono il part-time manco se t’ammazzi, anche se è un periodo di merda per cercare lavoro.
Perché non è tanto facile essere una freelance senza ufficio e senza orari, che a volte non esce di casa se non per fare una spesa-lampo e parla con le persone soltanto per telefono. Manca una quotidianità che ti definisce in una dimensione che sia oltre la casa, oltre la famiglia, oltre il ruolo di genitore. Perché lavorare da casa significa che lo spazio del lavoro si fonde con gli altri, e finisci per fare tutto, sempre.
Lavori e sei mamma alle 8, come alle 15, come alle 23. Non si stacca mai.
E non ti senti e non sembri altro che “una che sta a casa”.
E gli stimoli devi andarteli a cercare, e a volte tieni le persone un po’ troppo al telefono, o scambi per chiacchierate le chat su Facebook.
Poi un giorno vedi una ex collega che ha continuato a lavorare nel settore dove eri tu, e ti rendi conto che ti stai perdendo qualcosa: hai meno prontezza nelle risposte, meno cose da raccontare, meno smalto nella conversazione.
Ti viene sete di mondo, di cose, di parole, di persone.
Non si può fare il lavoro che faccio io chiusi in casa, è incompatibile.

Fonte: testo preso con "COPIA INCOLLA" da una bravissima blogger "machedavvero.it" in con cui è facile ritrovarsi in ciò che scrive (se si fa la vita da mamma e lavoratrice indipendente)

Leggi vigenti sulle sigarette elettroniche


Dato il recente ingresso sul mercato, le correlazioni con le leggi in vigore del dispositivo sono in più nazioni ancora in divenire.
  • In Italia, con Ordinanza del Ministro della Salute 4 agosto 2011 (G.U. Serie Generale n. 232 del 5 ottobre 2011) è stato disposto il divieto di vendita a soggetti minori di anni 16 di sigarette elettroniche contenenti nicotina. Il 28 settembre 2012 (G.U. Serie Generale, n. 248 del 23 ottobre 2012) il ministro Balduzzi ha prorogato il divieto di fumo per i minori di anni 18;
  • In Australia la vendita di sigarette elettroniche contenenti nicotina è illegale;
  • In Austria e Danimarca le sigarette elettroniche sono considerate dispositivi medici e le cartucce contenenti nicotina come prodotti farmaceutici. Perciò le sigarette elettroniche necessitano del marchio CE e le cartucce di nicotina devono essere registrate come prodotti medicinali prima di poter essere vendute
  • In Canada la possibilità di utilizzare la sigaretta elettronica nei locali dove il fumo tradizionale è bandito è in discussione;
  • In Finlandia non è possibile commerciare cartucce contenenti nicotina ma queste possono essere acquistate (da altri paesi) per uso personale;
  • Hong Kong il possesso e la vendita di sigarette elettroniche è illegale;
  • In Malesia le sigarette elettroniche sono considerate dispositivi medici e le cartucce di nicotina come prodotti medicinali. Possono essere acquistate nei negozi appositi e nelle farmacie;
  • In Olanda è consentita la vendita e l'utilizzo ma è vietata la pubblicità di prodotti contenenti nicotina in accordo con le leggi europee;
  • In Nuova Zelanda le cartucce contenenti nicotina sono vendute come medicinali registrati;
  • In Inghilterra non vi è alcuna restrizione alla vendita e al consumo di sigarette elettroniche;
  • Negli Stati Uniti la vendita di sigarette elettroniche è libera. La FDA sta però svolgendo degli studi per una futura regolamentazione.

20 animali che non conoscete

Ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la tua filosofia, dice a un certo punto Amleto a Orazio. E in effetti, anche senza scomodare Shakespeare, i ricercatori sanno da tempo che esistono migliaia di specie ancora da scoprire in giro per il mondo, spesso dalle caratteristiche inimmaginabili, soprattutto nel regno animale. Ci sono specie uniche di particolari aree geografiche, che magari si sono evolute per milioni di anni per conto proprio su remote isole in giro per il mondo, o animali che vivono a decine di metri di profondità sottoterra e che non si fanno mai vedere, se non in qualche fortuito incontro all’aria aperta. La varietà delle specie è il segreto che ha consentito al nostro pianeta di rimanere popolato per milioni di anni. Anche se ne vengono segnalate di nuove ogni anno, scoprire una nuova specie non è per nulla semplice e richiede anni di ricerche, di studi, verifiche, analisi e controverifiche per essere certi che quel dato animale non fosse già stato scoperto da qualcun altro. Ispirandoci a una recente raccolta fotografica, abbiamo scelto e messo insieme 20 animali con caratteristiche molto diverse tra loro, che avrebbero sorpreso anche Orazio.
Fonte: ilpost.it


finta formica
orcella asiatica

axolotl

aye-aye

babirussa

cane rosso

cervo col ciuffo

clamidoforo troncato

crisocione

fossa

gerenuk

lampreda

lepre della patagonia

markhor

granchio yeti

pigliamosche

talpa dal muso stellato

rinopiteco


talpa senza pelo

tarsio delle filippine


Abito da sposa fatto con la carta del divorzio




Una studentessa di design ed arte ha ideato un insolito vestito da sposa. Insolito per il materiale che è stato usato: documenti di divorzio.


I documenti sono usati in modo da dare un effetto increspato al vestito. L’idea ha riscosso molto interesse, per il suo ironico simbolismo, anche se a dir la verità l’impressione è che ciascuno sembri leggerci un po’ quello che vuole: dalla futilità del matrimonio, all’amore che vince sulle “scottature” della vita.Read more: http://notizie.delmondo.info/2013/05/04/un-abito-da-sposa-fatto-con-i-documenti-del-divorzio/#ixzz2SdNFRiKq

martedì 28 maggio 2013

Azienda dà aumento ai dipendenti che si fanno tatuare il logo



Un’azienda di New York, la Rapid Realty, ha offerto ai dipendenti un aumento di paga del 15%, se accettavano di farsi un tatuaggio del logo dell’azienda sul loro  corpo. Più di 40 su 800 hanno già accettato.
Il titolare dell’azienda, che si occupa di compravendite immobiliari spiega che è certamente lui che paga ma non è stato lui ad avere l’idea.  Anthony Lolli racconta infatti che è stato un dipendente a chiamarlo un giorno: “Ciao Anthony, mi sono fatto fare il tatuaggio del logo”. Quando il giorno dopo è venuto in ufficio Lolli gli ha chiesto come poteva ripagarlo, dato che gli sembrava una cosa doverosa. E da lì è nata l’idea.
E molti hanno accettato, pensando “Perché perdere soldi, e rinunciare a guadagnare molto di più facendo lo stesso lavoro?”, come racconta una dipendente. “È un bel modo per mostrare attaccamento all’azienda, e rende il lavoro divertente”, aggiunge un altro.Read more: http://notizie.delmondo.info/2013/05/07/azienda-da-aumento-ai-dipendenti-che-si-fanno-tatuare-il-logo/#ixzz2SdLZJNHN

lunedì 13 maggio 2013

Ecco 10 cose che non sapevi sulla Corea del Nord





1. È vietato attraversare il confine nordcoreano con un armi, sostanze eccitanti, cellulari e pubblicazioni di qualsivoglia genere. Da febbraio però i visitatori stranieri possono usare la connessione 3G del cellulare.
2. La Corea del Nord ha la sua internet. Si chiama Kwangmyong ed è una rete isolata, non connessa alla internet mondiale. Permette di mandare email, visitare i siti di regime, leggere le news (anche quelle controllate) e accedere una biblioteca elettronica.
3. Ospita numerose prigioni e persino campi di concentramento, come il famigerato Hwasong (o Campo 16) della cui esistenza si è saputo solo nel 2009 e dove si stima siano stipati 20 mila prigionieri politici. In tutto, secondo fonti internazionali, i detenuti in Corea del Nord sarebbero 200 mila su un popolazione di 25 milioni di abitanti (in Italia sono circa 68 mila su una popolazione di 60 milioni e 600 mila abitanti, negli Usa 2,4 milioni su £13 milioni di abitanti).
A svelare le condizioni disumane a cui sono sottoposti è stato il libro Fuga dal campo 14 diShin Dong-hyuk, l’unica persona ad essere riuscita a evadere da una prigione coreana. 

4. Il paese può contare anche su uno dei più grandi eserciti del mondo: con circa 1,2 milioni di soldati (e più di 8 milioni di riservisti) di cui 180 mila membri scelti. È un numero incredibile, circa 49 soldati ogni 1000 abitanti, senza contare i riservisti. Negli Usa sono 5 su 1000 per fare un confronto.
La gran parte del loro addestramento si basa sull’ipotetica invasione della Corea del Sud,dove sono stati trovati 4 tunnel segreti in grado di permettere lo spostamento di 30 mila soldati in un’ora. Secondo fonti americane ce ne sarebbero almeno altri 20.

5. Anche la famiglia del caro leader ha una pecora nera. È il giovane Kim Jong Nam, figlio maggiore di Kim Jong il e fratello dell’attuale comandante in capo Kim Jong Un. Nel 2001 fu arrestato in un aeroporto giapponese con un passaporto falso: era fuggito di casa per andare a… Disneyland.
6. È molto difficile violare le maglie della propaganda e della censura in Corea del Nord. Secondo il New York Times però ogni tanto dalla Corea del sud arrivano dvd che mostrano ai “cugini” cosa accade davvero oltre i loro confini.
7. Il salario medio di un operaio è tra i 1,5 e i 2,5 euro al mese (c’è chi dice anche meno). In Cina varia tra i 190 e i 250 euro.
8. Solo i militari e gli ufficiali governativi possono avere l’auto. Queste restrizioni hanno fatto sì che si sviluppasse un sistema illegale di taxi gestiti dagli stessi militari e dai membri del partito di governo.
9. Kim Jong Un possiede 32 residenze e… 20 stazioni: ha paura di volare e si muove solo in treno (ne ha 6, attrezzati di tutto punto con suite, stanze per le riunioni, tv a cristalli liquidi e vasca delle aragoste).
10. Strano, ma vero: in un paese dove quasi tutto è vietato, si può fumare liberamente marijuana. Ma c’è chi è finito in prigione, colpevole di aver tentato di fare uno spinello con carta di giornale dove era ritratto il leader Kim.
Fonte: senzapelisullalingua

venerdì 10 maggio 2013

dopo 127 anni la Coca Cola cambia logo


Dopo 127 anni la Coca Cola cambia logo


In occasione del suo 127° anniversario Coca Cola cambia la sua identità visiva per la prima volta nella sua storia. Con il lancio della campagna "Condividi una Coca-Cola", il celebre logo sarà infatti sostituito dai nomi di battesimo, dai nomi generici e dai modi di dire più diffusi e popolari, per un prodotto iper-personalizzato e tutto da condividere. Si tratta della prima volta che questo accade in Europa e il progetto durerà fino ad agosto 2013. A cambiare il loro aspetto saranno le confezioni di Coca-Cola, Coca-Cola light, Coca-Cola Zero nei formati lattine 330ml, bottigliette PET 500ml e bottiglie PET da 1,75l. Il prodotto sarà disponibile nei consueti punti di vendita e distribuzione di Coca-Cola e acquistabile al normale prezzo di vendita. Al posto del celebre marchio ci saranno i 150 nomi propri più diffusi in Italia (da Alessandra a Valentina, da Andrea a Stefano). Ma non solo… su lattine e formati famiglia saranno protagonisti i nomi generici (“mamma”, “amico”, “il prof”, “la squadra”) e i modi di dire più comuni e popolari tra il pubblico di teenager (come: “Lo Zio”, “Il Socio” ,“Il Fenomeno” , “La VIP”, “La Stilosa”, “Il Genio”).
IMG 9233 300x336

Una svolta epocale” – afferma Fabrizio Nucifora, Direttore Marketing Coca-Cola Italia – “con la quale Coca-Cola vuole ringraziare chi da sempre ama il suo marchio e i suoi prodotti; perché sono proprio i suoi fan i veri protagonisti ed artefici del successo dell’azienda. E per riuscire in questo intento, abbiamo scelto di realizzare un progetto fortemente innovativo che prende il via in un giorno importante: quello del nostro compleanno. L’idea si sviluppa attorno al concetto di condivisione: un valore forte che si tradurrà nel poter fare un regalo unico ad amici e amati, nell’invito a socializzare e nel creare nuove occasioni di conversazione con qualcuno a cui si vuole bene, chi non si vede da tempo, e, ovviamente, con chi si vorrebbe conoscere meglio…”.
Con oltre 350 milioni di bottiglie e lattine distribuite sul mercato, "Condividi una Coca-Cola" è la prima e più imponente campagna di personalizzazione mai realizzata. “Il progetto è stato accolto con grande entusiasmo dai nostri partner” afferma Lucian Marin, Direttore Commerciale di Coca-Cola Hellenic Italia “che hanno garantito un elevato livello di stock a scaffale e nei cooler. I clienti credono in questo piano, condividendo una strategia che riteniamo possa tradursi in un boost ai consumi. Inoltre, due importanti iniziative promozionali ci consentiranno un’estesa campagna di comunicazione all’interno degli esercizi commerciali, in oltre 12mila punti della grande distribuzione e quasi 40mila bar ”. “Condividi una Coca-Cola” rende protagonisti della campagna i giovani che sono incoraggiati a condividere una Coca-Cola con amici e persone care. Grazie al nuovo packaging, ci si potrà divertire a cercare sulle confezioni i nomi di parenti e amici: le lattine e le bottiglie diventeranno regali unici e collezionabili, il pretesto per socializzare e attaccar bottone in spiaggia come in città, ma anche icone da esibire o oggetti da regalare per condividere una Coca-Cola in allegria.
coca cola 500
Online, invece, la “condivisione” viaggerà ad alte velocità sui binari dell’hashtag #condividiunacocacola. Usando infatti #condividiunacocacola su social media come Twitter o Instagram sarà possibile partecipare alla campagna condividendo il proprio “momento Coca-Cola” con i propri follower e con l’intera community. Dal 15 maggio, sul sito www.condividiunacocacola.com sarà poi possibile personalizzare e condividere la propria lattina virtuale con i propri amici grazie ad un’originale App, oppure caricare foto e testi del proprio “momento Coca-Cola”. Nonché, chi non riuscirà a trovare la Coca-Cola con il nome del suo amico o familiare, collegandosi al sito potrà scoprire dove ricevere la sua lattina personalizzata con un nome a sua scelta, grazie alle tappe del tour estivo.
Fonte: Libero

La crisi pubblicitaria in un immagine!


giovedì 9 maggio 2013

Dillo con un materasso!


Diciamo la verità: se vi diciamo che il letto è un buon posto per esprimere le proprie emozioni, probabilmente pensate ad altro. Ma in questo caso l’idea è del tutto innocente.
IKEA ha lanciato in Svezia il servizio “Dillo con un materasso” che permette di utilizzare i materassi per i propri messaggi personali: il materasso viene personalizzato con la scritta desiderata, che nella maggior parte dei casi sono messaggi d’amore come “Sposami” oppure “Non posso vivere senza di te”.

dillo con un materasso
Il messaggio può essere anche espresso tramite un materasso virtuale, e tra questi messaggi IKEA ne sceglie uno ogni settimane e consegna a sorpresa il materasso personalizzato all’autore.



Read more: http://notizie.delmondo.info/2013/05/03/dillo-con-un-materasso/#ixzz2SdNcciDL

mercoledì 8 maggio 2013

il gioco delle differenze tra mamma e papà!


Madonna e il suo DNA



La popstar Madonna nell’ultimo tour si è dotata di un “team di sterilizzazione” che ha il compito di eliminare ogni possibile traccia di materiale genetico da camerini e backstage, in cui peraltro durante tutto l’evento può entrare solo lei e il suo entourage.

L’attenzione alla privacy dell’artista è ai limiti della paranoia, con i suoi tecnici che a volte realizzano controsoffitti e contropareti, per essere sicuri che non ci siano telecamere nascoste nel camerino di Madonna. E alla fine del concerto, come dicevamo, un team elimina ogni traccia possibile della cantante, dai capelli a qualunque altra cosa.
Gli organizzatori sono tolleranti con questa sua nuova mania (una volta si accontentava che le ciambelle dei bagni di camerini fossero comprate nuove prima di ogni suo concerto, e di trovarle ancora incellofanate) : “È tutto per proteggerla e farla sentire confortevole. È comprensibile, anche se è portato all’estremo. […] È una perfezionista e si aspetta il meglio. Del resto, con il suo status, perché non dovrebbe?”.



Read more: http://notizie.delmondo.info/2013/05/05/madonna-ha-un-team-di-assistenti-per-cancellare-le-tracce-del-suo-dna-dopo-i-concerti/#ixzz2SdMkQrse

martedì 7 maggio 2013

Un anno senza internet? Un incubo!




Paul Miller, giornalista americano esperto di tecnologia e redattore al sito "The verge", è stato per un anno senza internet. E ora fa un bilancio: "Non è vero che il web isola..anzi... Ormai è il mondo in cui vivono le persone"
Addio mail, download, film in streaming o pagamenti on-line. Paul Miller il 30 aprile 2012, a mezzanotte, ha deciso di abbandonare Internet per un anno. Una sfida audace proprio per lui, giornalista specializzato in nuove tecnologie, abituato a stare collegato al web 12 ore al giorno tramite dispositivi di vario tipo come smartphone, computer, iPad o Xbox. Non ha barato utilizzando connessioni di amici. Black out totale. Il giornalista americano del sito "The Verge" si è completamente scollegato. E un anno dopo il suo bilancio è lapidario: "Ho sbagliato". 
Paul Miller, oggi 27enne, ha voluto fare "una pausa dalla vita moderna". "Pensavo che il web mi stesse rendendo improduttivo e stesse corrodendo la mia anima". Voleva fuggire dal flusso continuo di informazioni per trovare un po 'di pace e tranquillità. Voleva vivere la "vita vera". Forse - dice ora - non ero capace di mettere un freno al mio uso di Internet, sta di fatto che vivevo la Rete come qualcosa di innaturale per l'uomo. E pensavo che senza sarei potuto "diventare un amico migliore, un figlio migliore, un fratello migliore... un Paul migliore, in pratica".
I primi mesi di libertà dalla tecnologia sono stati vissuti da Paul con entusiasmo, mettendo particolare attenzione alle interazioni sociali, concentrandosi sulla lettura e sulla scrittura. Ha riscoperto la bicicletta e il piacere di annusare i fiori freschi. Ma poi la felicità ha cominciato a lasciare spazio alla disillusione.
Verso la fine del 2012 "ho iniziato a fare una serie di scelte sbagliate senza Internet. Ho perso alcune abitudini positive e ho scoperto nuovi vizi. Invece di trasformare la noia e la mancanza di stimoli in creatività, mi sono ritrovato in una vita passiva e di isolamento sociale". La bici è rimasta ferma e così il frisbee. "La maggior parte delle settimane non ho incontrato nessuno. Il mio posto preferito era il divano - racconta Paul -. Senza Internet, è molto più difficile raggiungere gli amici e le persone".
La conclusione? Internet, definito da tanti come un mostro tentacolare che assorbe tempo e isola l'uomo, non è la fonte di tutti i mali. Al contrario, per il giovane reporter "Internet non è una cella di isolamento individuale, ma qualcosa che costruiamo l'uno con l'altro. Una rete di contatti. Internet è il luogo dove le persone sono, dove vivono oggi".
Al suo ritorno sulla Rete, Paul Miller non nasconde la consapevolezza di potersi di nuvo ritrovare in attività che lo distraggano, gli facciano perdere tempo, gli tolgano la concentrazione a discapito della lettura, dell'introspezione, della scrittura. Ma almeno stavolta non sarà solo. "Almeno sarò collegato", conclude.
fonte: affaritaliani