mercoledì 24 aprile 2013

Cancellato da Facebook senza saperlo




Disabilitato da Facebook senza preavviso. Motivo? Perché si chiama Valentino Rossi. Le regole del più noto social network vietano che si impersonino celebrità. Farlo costituisce una violazione, punita con la cancellazione del profilo. 

«Ma io mi chiamo davvero Valentino Rossi – afferma  il presidente della Confesercenti di Bordighera e Vallecrosia, ex consigliere comunale e imprenditore – Non è colpa mia se questo è il mio nome. Oltretutto, se proprio vogliamo dirla tutta, sono nato prima io del Valentino Rossi del mondo delle moto». Il Rossi bordigotto si sente vittima di un’ingiustizia: «Da un giorno all’altro sono stato cacciato dal social network, senza aver fatto nulla di male e senza essere avvertito. Oltretutto non mi hanno neppure dato la possibilità di spiegare la situazione. E ora non so cosa fare per mettermi in contatto con Facebook, anche se non dovrei giustificare nulla».
 Rossi elenca la situazione “tragicomica” in cui si è trovato di punto in bianco: «Non voglio fare drammi, e cerco di prenderla con il sorriso, ma la disattivazione del mio account sul social network è stato uno choch. Ho acceso il computer e non ritrovavo più il mio profilo. Mi sta procurando gravi problemi. Mi ha escluso improvvisamente da tutti i miei contatti: non solo dagli amici, ma anche dalle persone con cui mi relazionavo per lavoro e politica.  Usavo davvero tanto questo mezzo di comunicazione. Con Facebook, ormai, si evitano telefonate ed email, ed è facile trovare anche persone di cui non conosci i recapiti: è più veloce ed economico. Per tutti i miei contatti sono sparito senza motivo. Ora non so più come rintracciare queste persone. Molte, non ritrovandomi sul social, penseranno che ho cancellato la loro amicizia in modo maleducato e ingiustificato. Ma non è così». Ma non basta: «Avevo anche attivato alcuni servizi a pagamento tramite Facebook: per scaricare canzoni e giochi per mio figlio. E ora non posso disattivarli. Per fortuna l’ho fatto con una carta ricaricabile, e quindi quando sarà esaurito il credito, terminerà il servizio. Per non dire delle foto e delle notizie che avevo caricato: che fine hanno fatto? Facebook è uno strumento utile ed ero spesso sul social network». Il bordigotto è stato disattivato da Facebook con un messaggio: «Poche parole per dirmi che il mio account era falso e violava le condizioni d’uso di Facebook, in quanto deve riportare il mio nome reale completo. E’ vietato impersonificare qualcun altro, a maggior ragione una celebrità. Ma non è il mio caso. Tutto questo è assurdo». Sapeva che portare lo stesso nome di un vip gli avrebbe creato qualche problema, ma non pensava fino a questo punto: «Quando mi sono registrato, anni fa, non avevano accettato il mio nome e cognome. Ero riuscito soltanto con lo stratagemma di aggiungere un terzo nome: “Rouges”. Su Facebook ero quindi “Valentino Rossi Rouges”. Non capisco perché adesso, dopo tanto tempo, la mia identità non venga più riconosciuta come reale, e quindi sia stato cacciato da Facebook in malo modo». Un’altra beffa: «Per gli stessi motivi, ora non posso neppure registrarmi di nuovo con il mio nome. Potrei farlo con un uno finto: ma è proprio quello che non vuole Facebook. E, comunque, chi mi conosce non mi troverebbe. Insomma, mi sento privato della mia indentità: come il Fu Mattia Pascal. E’ come se fossi senza documenti. Io, per il mondo di Facebook, non esisto più». Una vicenda grottesca, che sorprende ancora di più quando l’imprenditore racconta la sua storia: . I due Valentino Rossi si sono incontrati, anni fa, per caso, in Messico, in vacanza: per caso si trovavano in un due alberghi vicini: «L’ho salutato, ma nulla di più». All’epoca non si sarebbe immaginato che il caso di omonimia gli avrebbe provocato problemi sulla rete. Ovviamente non per colpa del campione. Conclude l’imprenditore: «Essere stato “bannato” ingiustamente mi ha isolato, tagliandomi tutti i contatti, e creato non poche complicazioni. Mi rivolgerò ad un avvocato amico per chiedere se ci sono gli estremi per una richiesta di danni. E, se li otterrò, andranno tutti in beneficenza».

da "La Stampa" del 23 Aprile 2013

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